giovedì 11 agosto 2011


lo hanno preso

e allora è così che lo hanno preso, fermo, preso, mentre le gambe sporgevano in avanti, preso mentre era fermo, con gli occhi fuori dalla propria sede naturale, e cioè in fuori, all'esterno, invece la lingua indietro, retroflessa, i muscoli delle gambe che sbattono e sbattono senza soluzione, ed erano tutti in preda a, vari stati emotivi si fanno largo quando ci sono fenomeni di questa entità, e allora si è deciso che lo hanno preso, fermo, preso, mentre il muscolo al centro dell'inquadratura si allarga, sbatteva anche lui, e c'è poco, c'è poco da fare in quei frangenti, così una pastiglia sotto la lingua, in seguito lo hanno preso di nuovo, lo hanno preso mentre stava per sfuggirgli, fermo, al telefono, mentre attraversava, lo hanno preso mentre attraversava, in quel momento si è visto riflesso nello specchio, arriva la volante, lui prende e se ne va, il giornale sotto il braccio che gli cade, ma lo hanno preso, fermo, preso, perché quando si fanno errori è difficile porvi rimedio, o almeno non è possibile farlo subito, dicono che è stata comunque una bella giornata, ed è così che lo hanno preso, davvero, lo hanno preso, dopo aver preso una decisione tutti insieme, quella di prenderlo insomma, c'è stato un po' di parapiglia, erano vicini al fallimento di un'impresa condotta sul canone alterato delle cose, e così, dicevano, lo abbiamo preso, fermo, preso, con gli occhi sbarrati, le manette ai polsi, la valigetta altrove, sfuggita alla vista, e così si sono detti lo abbiamo preso, preso, fermo, magari congratulandosi anche se l'inseguimento non ha avuto luogo, da seguire c'è un corpo soltanto, si sporge da un parapetto, guarda, gesticola, muove la lingua, la muove in maniera circolare, si attarda a fare cenni, ma noi lo abbiamo preso, si dicono, mi hanno detto, preso, ora è il momento buono, possiamo correggere tutto quanto, o forse no, abbiamo ancora un po' di tempo per, tentiamo di dirvi qualcosa, di narrare ma, è complicato, bisognerebbe rifare tutto e invece no, non abbiamo gli strumenti adeguati, non è solo banale sovrapposizione, ma attaccarsi alle parole, anche se fanno filtro alle dinamiche aziendali, ai balconi in violazione delle norme, con un piano di calpestìo dove si trovano le cose perse, tutte le cose finalmente dimenticate, magari per l'edificazione coatta che non può avere un posto nell'etica di impresa, e allora si cerca di tenere il ritmo, di battere a macchina insistentemente, anche se di macchina non se ne parla più, rimane solo il rumore dei tasti, quello è simile, e più, sempre più, con maggiore competenza, gusto, empatia di quelle mai davvero possedute, sperimentate, si cerca di dirvi che lo abbiamo preso, fermo, preso, fermo, mentre i tasti, il loro rumore si risolve in sforzo di abitudine, mal di schiena, errori di battitura che devono rimanere, anche se non così, e fornire un piano nascosto ma ben leggibile, i secondi fini che sono sempre i primi, per mantenere il ritmo, la velocità di crociera, il sincopato dello slancio per cui possiamo dirvi che una volta, a dire il vero tanti anni fa, lo abbiamo preso, qualcosa di tutto quello che diciamo potrebbe andare in porto nei prossimi mesi, forse il dolore è solo un sintomo e non è radicale, costitutivo della vita, e così lo abbiamo preso, preso, in bene o in male preso, prima che cedesse, prima che avanti il corpo sporgendosi, prima che definitivamente, avete capito, il corpo cedesse, che non fa quello che deve, cadesse il corpo e non apparisse più, una cosa del genere è successa tempo fa, è sempre successa e non riusciamo a darci pace, per l'amor del cielo, che non succeda più, e invece succede e succede ancora, non possiamo darvi il filtro per leggere tutto questo ma lo abbiamo preso, fermo, preso, con le mani sugli avambracci, preso prima che lo sfrigolìo dell'aria diventasse visibile, la metafora del sentirsi bruciare che si estende, si attiene alle linee ordinate del paesaggio, ma diventa elemento costitutivo, dirompente, e questo accade mentre stanno fermi, immobili, per dirgli ti saluto, ci sentiamo prima che tu vada, ma è così che possiamo dirlo di averlo preso, di averlo sottratto alla caduta, perché cadere no, non si può, non è ancora il momento di cadere.

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