sabato 16 giugno 2012


dai modi ai mondi (iv)


dire le cose passando dai modi ai mondi manipolati
per mezzo delle mani o poi risolti per scarichi e sprechi
di coscienza e di riserve affidamenti posti in essere
o magari percorsi fuori dalla campagna e dal presente
in valori attesi o scontri nell'acqua che può battezzare
e riportarti al tuo stesso principio di esistenza parlando
di gente amata fino ai denti e i denti rivoltati ad aggirarsi
per sorrisi e mutazioni costanti scelta di ferite movimenti
dall'esterno delle convenzioni di chi si convince e provoca
il proprio danno imposto a chi non può trovarsi dentro
un inizio che è nuovo e che somiglia al moto primo
di un gesto nel proprio di un evento defluito e scomparso
negli stacchi di pellicola incollata nell'assenza dalle foto
rimanendo impermeabile ai trascorsi che non sono
e se non durano il discorso è solo colpa di una cosa
che si emenda che prova a dire dove sta il deserto
o il proprio affanno nello stato o negli stati di coscienza
interpolati dagli sguardi e occhi lontani adesso in casti
e rigidi sistemi per gli scoli sulle coste materiali e incrinate
dei fianchi o i litorali dove non si approda e occhi
giusti per portarti via da te stesso nell'argomento che resta
quello centrale e decentrato dell'esistere soltanto non
nel tono e non nel caso che ti accosta all'algoritmo
di una pulsazione ma a un altro che esiste come stigma
resiste come stigmate di quello che fluisce e scorre
inalterato nei costoni se saperlo vuol dire affacciarsi 
e rendersi ridicoli nelle parole se saperlo implica
il ricorrere a qualcosa che sarà buono e non dimenticato
questo sarà volersi sapendo finalmente il giorno e l'ora

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